Una ricetta Senese al 100%
Sia i pici che l’aglione sono due prodotti che affondano le loro radici nei territori a sud di Siena, al confine tra Toscana e Umbria.
Sono prodotti di una cucina povera e quindi semplice nella sua sostanza, ma che lascia il posto d’onore alla qualità stessa degli ingredienti utilizzati. Acqua, farina e un po’ di olio sono infatti gli unici ingredienti necessari a realizzare i pici, che devono il loro nome al tipo di lavorazione con cui sono prodotti: “impiciare”, che significa semplicemente mescolare. I pici, dopotutto, sono prodotti mescolando a mano gli ingredienti; solo dopo vengono stesi nella loro caratteristica forma.
La ricetta originale dei pici all’aglione è con il pomodoro, fresco o pelato, ma sono molto comuni anche le versioni in bianco e con le briciole di pane tostate: sempre pochi e comuni ingredienti, ma buoni. E sapientemente uniti.
Il risultato è un piatto fresco e lievemente stuzzicante, adatto ad ogni occasione ma che anela alla buona stagione.
Ingredienti
360 gr / Pici
150 gr / Aglione (5/6 spicchi)
700 gr / Pomodori freschi
75 ml / Olio extra vergine di oliva (5 cucchiai)
15 ml / Aceto di vino bianco [oppure il nostro Vermentino]
1 / Peperoncino
q.b. / sale fino
Procedimento
- La prima cosa da fare è sbollentare i pomodori per un minuto per poi pelarli, privarli dei semi e tagliarli a cubetti piccoli circa un centimetro.
- Prendete lo schiaccia-aglio e pestate gli spicchi di aglione. Se non disponete di un attrezzo simile potete tagliare gli spicchi a fette sottilissime e poi schiacciarli con la forchetta (o la lama di un coltello molto spessa) finché non fuoriesce un po’ di sugo.
- A questo punto dotatevi di un pentola per la pasta, che metterete intanto a bollire, e di una bella padella capiente. Versateci dentro l’olio, l’aglione schiacciato e il peperoncino tritato finemente. Poi mettetela sul fuoco avendo estrema cura di far rosolare il tutto a fiamma bassissima. L’aglione, infatti, per preservare il suo delicatissimo aroma, non deve assolutamente prendere colore ma solo sciogliersi piano piano. Onde evitare che succeda, è possibile aggiungere al soffritto un cucchiaio di acqua tiepida.
- Una volta che l’aglione comincia a sciogliersi unite anche i pomodori precedentemente fatti a cubetti seguiti da un cucchiaio di aceto di vino.
[qui potremmo aggiungere: oppure del nostro Vermentino, un vino dal sapore fresco e minerale che si adatta benissimo a questo piatto.] - Aggiustate di sale e fate cuocere il sugo a fiamma bassa finché anche i pomodori non si saranno disfatti in quella che risulterà quasi una crema. Ci vorranno circa venti minuti … giusto il tempo di cottura dei pici più o meno!
- L’acqua dovrebbe ormai bollire quindi salatela e immergete i pici per il tempo necessario, solitamente intorno ai 18 min. Scolateli (al dente, mi raccomando!) e fateli saltare nel sugo con un po’ di acqua di cottura precedentemente conservata. Servite ben caldi!
Lo sapevi che..
Sia i pici che l’aglione sono due prodotti della tradizione toscana, che è millenaria. I primi, ad esempio, sono un tipo di pasta la cui prima testimonianza sembra risalga addirittura al V secolo a. C.; sulla Tomba dei Leopardi di Tarquinia è infatti raffigurato un banchetto dove è presente una pasta lunga e irregolare decisamente simile a quella che mangiamo tutt’oggi anche noi.
L’aglione poi non è da meno. Questo bulbo non solo è conosciuto fin dai tempi dei Romani che lo utilizzavano soprattutto per le sue proprietà terapeutiche, ma ha finito per essere presente anche sull’Isola del Giglio. La leggenda vuole che Barbarossa, il famigerato pirata, avesse saccheggiato l’isola e deportato con sé sul continente ben 700 abitanti sotto forma di schiavi. L’isola fu poi ripopolata ai tempi dei Medici con famiglie della Val di Chiana, le quali probabilmente portarono con loro il tipico fiore.
L’aglione oggigiorno è considerato un prodotto di nicchia e quello specifico della Val di Chiana è oggetto anche del presidio Slow Food Toscana, che lo ha inserito per primo nella sua lista di alimenti da tutelare. Il motivo riguarda principalmente la sua coltivazione, che, da ampia e comune, ha visto un periodo di declino e solo negli ultimi anni è tornata in auge grazie a una lenta riscoperta del territorio e dei suoi prodotti più antichi.